Quando serve la chemioterapia?

Nel trattamento delle forme precoci del tumore al seno, la chemioterapia dopo l’intervento di rimozione non è sempre la scelta migliore. Anzi, nel 70% dei casi – individuati grazie ad un test genetico (TAILORx) – potrebbe essere evitata senza nessuna conseguenza sul rischio di sviluppare una recidiva. Un risultato importante dall’immediata ricaduta clinica, poiché molte donne potranno evitare i pesanti effetti collaterali della chemioterapia.

Evitare le recidive

Una delle strategie più diffuse per evitare il rischio di sviluppare recidive nel tumore al seno prevede la somministrazione, immediatamente dopo l’intervento, di una terapia adiuvante a base di chemioterapia e terapia ormonale. L’obbiettivo principale è quello di ridurre al minimo la possibilità che la malattia si ripresenti eliminando le potenziali cellule tumorali presenti in circolo. Questo approccio negli anni ha portato a una netta riduzione nel numero di recidive.

La chemioterapia non è sempre necessaria

Circa la metà dei tumori al seno rientra nella categoria dei tumori ormonosensibili, HER-2 negativi e negativi al controllo del linfonodo ascellare. In tutti questi casi la tendenza è quella di impostare una terapia adiuvante. ma recenti studi scientifici hanno dimostrato che non sempre c’è bisogno della chemioterapia in aggiunta alla terapia ormonale. Questa può essere infatti evitata nel 70% dei casi grazie all’analisi genetica del tumore.Unica eccezione riguarda le pazienti più giovani (under 50): per loro la doppia terapia sembra essere comunque vantaggiosa.

Evitare gli effetti collaterali della chemioterapia

Grazie a questo risultato sarà possibile evitare a molte donne gli effetti collaterali della chemioterapia. Ma affinché tutto ciò entri nella pratica clinica occorre che il centro di cura utilizzi il test genetico di valutazione del tipo di tumore. Al di fuori degli studi di sperimentazione, il test è disponibile solo in alcuni Stati (USA, Regno Unito, Francia, Grecia, Svizzera e Spagna). La speranza è che il test (ce ne sono già altri di simili in commercio) sia esteso sempre di più poiché -oltre a migliorare la vita delle pazienti – rappresenterebbe un grosso investimento, evitando di somministrare una chemioterapia inutile.

Fonte: fondazioneveronesi.it

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