Fare attività fisica e non avere chili di troppo si confermano due regole d’oro nella lotta ai tumori. Non solo per tenere alla larga il rischio di ammalarsi, ma anche per avere maggiori possibilità di guarire. A ribadire che l’ attività fisica è uno strumento fondamentale di salute anche per i pazienti oncologici è stato il Ministero della Salute. Con 150 minuti alla settimana di moto a intensità moderata si riduce del 24% il rischio di mortalità per il tumore del seno e del 28% per quello del colon-retto. Non solo. Lo sport rappresenta un ottimo rimedio contro i sintomi della fatigue, quel senso di stanchezza cronica che è uno degli effetti collaterali più frequenti delle terapie anticancro e che si stima interessi la metà delle persone sottoposte a chemioterapia.
Solo un paziente su tre fa attività fisica
In realtà molti pazienti oncologici non rinunciano alle cattive abitudini: bevono, fumano, fanno poca attività fisica e sono in soprappeso. Diverse indagini sui sopravvissuti al cancro indicano che la schiera di «irriducibili» con un pessimo stile di vita è più nutrita di quanto si potrebbe credere: se l’88% pare rispettare le raccomandazioni degli specialisti sul no al tabacco, solo uno su tre modifica il proprio stile di vita sedentario dopo una diagnosi di cancro. Eppure almeno la metà dei malati cerca «rimedi naturali» per fortificare il sistema immunitario, riacquistare forze, ridurre tensione e stress, disintossicarsi. Negli ultimi anni sono aumentate le diagnosi precoci e le terapie anti-cancro sono diventate più efficaci. Un problema clinico rilevante è non solo garantire ai pazienti la sopravvivenza ma anche una buona, se non ottima, qualità di vita.
Cattive abitudini e rischio di ricaduta
In Italia oltre 3 milioni di connazionali vivono dopo una diagnosi di cancro e la sopravvivenza risulta in aumento. In totale più della metà dei pazienti, che ha ricevuto una diagnosi da almeno cinque anni, soffre di effetti collaterali legati ai trattamenti che si manifestano a livello fisico e psico-sociale ed è necessario aumentare la consapevolezza su quali possono essere i rimedi per contrastarli. Anche la scelta tra le varie terapie per il singolo caso, a parità di efficacia, deve essere guidata scegliendo ogni volta possibile l’opzione con tossicità minore.
D’altro canto, i pazienti devono imparare che è importante non essere sovrappeso (e neppure dimagrire eccessivamente) per poter trarre il maggiore beneficio dalle cure. Va inoltre eliminato il fumo e limitato il più possibile il consumo di alcol. Un’ampia letteratura scientifica ha dimostrato come siano tutti fattori sui quali bisogna intervenire per evitare la ricomparsa di una neoplasia e migliorare le risposte dell’organismo alle terapie oncologiche.
Arginare gli effetti collaterali delle cure
Rispetto al passato, abbiamo a disposizione farmaci con effetti collaterali più contenuti. La perdita dei capelli è ancora una delle controindicazioni più temute anche se gli ultimi chemioterapici provocano meno danni. Hanno anche dimostrato di essere più rispettosi della produzione di globuli bianchi, rossi e piastrine da parte del midollo osseo. Gli attuali farmaci oncologici sono più evoluti rispetto ad anni fa e in generale la qualità di vita è migliorata anche durante le cure. È quindi importante ricordare che, nonostante le conseguenze indesiderate, chemioterapia e farmaci anticancro salvano la vita.
Tuttavia, nonostante gli innegabili progressi il 37% dei pazienti lamenta spossatezza (fatigue) che è molto frequente durante il trattamento e può perdurare anche a 10 anni dopo la fine delle cure. Va migliorata la preparazione di tutto il personale medico-sanitario su questo aspetto delicato della medicina oncologica. Lo stesso vale per la ricerca, che attraverso nuovi studi, deve fornire risposte più precise sulla gestione di problemi che possono impattare fortemente sulla qualità di vita del paziente.
Mangiare bene per combattere la malattia
L’alimentazione deve essere adeguatamente monitorata sia durante che dopo le terapie. La malnutrizione può impattare negativamente sulla qualità della vita, ridurre l’efficacia dei trattamenti chemioterapici e di conseguenza anche la sopravvivenza. Oltre l’80% dei pazienti però non ha mai ricevuto una valutazione sul proprio stato nutrizionale. È una consulenza ormai imprescindibile e che va personalizzata prendendo in considerazione eventuali perdite di peso e altre patologie concomitanti. La dieta ideale varia poi in base alla neoplasia e al tipo di trattamento eseguito. Non vanno infine dimenticati gli effetti collaterali delle cure che spesso e volentieri interessano proprio l’apparato gastro-intestinale.
Fonte: corriere.it