La vitamina D è necessaria per la formazione delle ossa e dunque appropriati livelli di questa vitamina sono fondamentali per la salute ossea. La vitamina D agisce favorendo il metabolismo di calcio e fosforo e il loro fissaggio nelle ossa, collaborando alla formazione e accrescimento dello scheletro in età evolutiva e il mantenimento di uno stato ottimale della massa ossea in età adulta. La carenza di vitamina D può dipendere da vari fattori, tra cui un’inadeguata esposizione solare, un insufficiente apporto attraverso cibi che la contengono, la presenza di malattie renali o epatiche, un aumento del fabbisogno a causa dell’assunzione di alcuni specifici farmaci.
Cosa fare per prevenire la carenza di vitamina D
Uno stile di vita corretto e una dieta che preveda il pesce e gli oli che esso contiene (trota, sgombro, salmone, tonno e sardine; le uova, soprattutto il tuorlo; il latte, il burro; il fegato e i grassi animali, come quelli contenuti nelle carni di pollo, di anatra e di tacchino; cereali e verdure verdi) sono regole di prevenzione sempre indicate, anche se in Italia i cibi (meno addizionati di vitamina D rispetto ad altri Paesi) non sono sufficienti a prevenire un eventuale deficit di questa vitamina e, soprattutto, non garantiscono una normalizzazione nei soggetti carenti.
Il ruolo dell’esposizione al sole
Un’adeguata esposizione alla luce del sole (soprattutto nella stagione estiva, privilegiando un’esposizione breve ma regolare) è sempre raccomandata. Ma la luce solare in autunno e in inverno non contiene una radiazione di UVB (ultravioletti B) sufficiente a far produrre vitamina D attraverso la cute. Paradossalmente ciò si può verificare anche in estate, perché l’applicazione di creme con filtri solari – assolutamente opportuna – riduce la penetrazione dei raggi solari nella cute e, conseguentemente, la biosintesi di vitamina D.
Come valutare la carenza di vitamina D
I valori di riferimento per la vitamina D attualmente adottati indicano:
• carenza <10 ng/ml (nanogrammi per millilitro); insufficienza: 10 – 30 ng/ml; • sufficienza: 30 – 100 ng/ml;
• tossicità: >100 ng/ml.
Di fronte a un soggetto affetto da osteoporosi o che stia assumendo farmaci per la cura dell’osteoporosi o ancora che sia più a rischio di carenza di vitamina D per una sua incapacità ad assimilarla o a produrla correttamente, il valore minimo di vitamina D sotto il quale considerare carente un individuo diventa 30 ng/ml. Per il resto della popolazione generale, in soggetti che non hanno rischi o quadri clinici che possano riflettersi sulla salute delle ossa, gli stessi esperti ritengono che il valore minimo vada ridotto a 20 ng/ml. Questo al fine anche di evitare, come spesso invece si verifica, incongrui trattamenti in soggetti che non hanno particolari necessità di essere trattati.
La vitamina D aiuta anche contro altre malattie
Nonostante ci sia una serie incontrovertibile di dati che associano la carenza di vitamina D ad altre malattie che non sono solo quelle relative alle ossa (diabete mellito, alcune sindromi neurologiche, alcuni tipi di tumori), non è ancora noto quali siano i dosaggi corretti di vitamina D che possano essere utili per ridurre l’incidenza di queste patologie. Sarebbe quindi scorretto indurre a pensare alla vitamina D quale elisir di lunga vita: in questo momento infatti non ci sono ancora evidenze scientifiche forti, mentre il rischio è quello di assumere vitamina D senza reali benefici.
Quando è consigliato un controllo dei livelli di vitamina D
L’integrazione di vitamina D, da assumere sempre su indicazione del medico, è generalmente consigliata in tutti i casi in cui c’è una diagnosi di osteoporosi e nella terza età, dal momento che con l’invecchiamento l’efficienza dei meccanismi biosintetici cutanei tende a ridursi e perciò è più difficile per le persone anziane produrre adeguate quantità di vitamina D con l’esposizione alla luce solare.
Il periodo dell’anno in cui misurare i livelli di vitamina D
I valori di vitamina D possono variare con le stagioni: tendono a essere massimi in autunno e raggiungono il picco minimo nella primavera inoltrata. Non esiste una raccomandazione circa il periodo migliore nel quale eseguire il dosaggio della vitamina D nel sangue. Certamente un valore basso, rilevato in autunno, è segno che le scorte non sono state colmate nell’estate appena trascorsa ed è logico attendersi che in primavera la persona abbia una severa ipovitaminosi D.
Quando è consigliato assumere vitamina D
Nei pazienti con osteoporosi, negli anziani (soprattutto quelli più esposti alle cadute), nei soggetti che per forza di cose non possono esporsi in maniera adeguata alla luce solare, il trattamento con vitamina D va preso in considerazione dallo specialista. Una valida alternativa potrebbero essere le politiche di “fortificazione” dei cibi con vitamina D o l’utilizzo di preparati, che devono sempre essere prescritti dal medico.
Fonte. corriere.it