Le creme solari impediscono l’assorbimento della Vitamina D?

Le creme solari sono uno scudo contro i raggi UV, ma c’è chi sostiene che possano compromettere la produzione di vitamina D, rendendoci tutti carenti. Eppure sono essenziali per prevenire il rischio di tumori della pelle. Allora qual è la soluzione giusta quando ci si espone al sole?

L’importanza della vitamina D

La vitamina D è essenziale per la salute delle ossa e per la prevenzione del cancro, del diabete e dei disturbi cardiovascolari. Ma quanta ne serve realmente e come è possibile assicurarsene abbastanza? Per quest’ultima domanda esistono due risposte: alimentazione ed esposizione alla luce solare, che stimola la sua produzione nella pelle. Su questo punto, però, gli esperti sembrano divisi. C’è chi consiglia di approfittare dell’estate per farne il pieno, esponendosi al sole debitamente svestiti anche per 40 minuti al giorno, durante le ore più calde e senza creme solari che potrebbero diminuirne la produzione. Per altri, invece, un simile comportamento esporrebbe a un maggiore rischio di melanoma, malattia ben più pericolosa della semplice carenza di vitamina D.

L’azione della vitamina D

Nonostante il nome, in realtà la vitamina D agisce come un ormone. La sua azione contribuisce a regolare il metabolismo del calcio e del fosforo, il sistema immunitario, l’infiammazione, e altri processi essenziali del nostro organismo. È per questo che negli anni la sua carenza, causata spesso dai cambiamenti di dieta e stile di vita, è stata collegata a diverse patologie. Le più note a danno delle ossa, come l’osteoporosi o il rachitismo, passando per problemi cardiovascolari, disfunzioni del sistema immunitario e anche l’insorgenza di tumori.

Come si produce la vitamina D

La vitamina D è presente naturalmente in alcuni alimenti: pesci grassi come il salmone e lo sgombro, tuorlo d’uovo, funghi e olio di fegato di merluzzo. D’inverno è consigliato includere questi alimenti nella propria dieta, per supplire alla mancanza della sua fonte principale: il sole. La sostanza attiva viene prodotta a livello del fegato e dei reni, ma il processo ha inizio nella pelle. Per questo sono necessari i raggi ultravioletti (in particolare gli UVB) perché si crei la forma inattiva di questa molecola. Questa via “solare” è la principale fonte di vitamina D nell’organismo dei mammiferi, ma come è evidente non è disponibile tutto l’anno e dunque d’inverno la produzione è ridotta al minimo.

Per fortuna, in estate le cose cambiano radicalmente: la luce è abbondante, il caldo ci aiuta a scoprire preziosi centimetri di pelle, e l’organismo può fare scorta anche per le stagioni fredde. Il problema però è che il sole non ha solo effetti benefici: è ormai chiaro a tutti infatti che l’esposizione ai raggi ultravioletti aumenta il rischio di sviluppare alcune forme di cancro della pelle, come il melanoma, il carcinoma basocellulare e il carcinoma a cellule squamose. Si tratta di tumori rischiosi, per la cui prevenzione è indicato evitare l’esposizione solare diretta al sole. Le creme solari in questo caso sono la soluzione, ma nasce un dubbio legittimo: se sono in grado di prevenire i danni prodotti dalle radiazioni ultraviolette, non saranno anche d’impiccio nei processi di sintesi della vitamina D?
Protezioni solari e vitamina D

Gli studi più recenti sull’interazione fra esposizione al sole, protezioni solari e assorbimento di vitamina D hanno concluso che in condizioni reali, e quindi non solo negli studi di laboratorio, l’utilizzo di creme solari non compromette la produzione di vitamina D. La paura di una carenza di questa sostanza non deve modificare le indicazioni relative alla prevenzione dei tumori della pelle. Quindi, ben vengano le creme solari, magari diminuendo il fattore di protezione man mano che la pelle si scurisce. In ogni caso, è sempre bene seguire le indicazione del medico o del dermatologo.

Fonte: wired.it

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