Il prolasso del pavimento pelvico è la discesa degli organi situati in questa regione: vescica, utero, vagina, retto e ano.
Cos’è il pavimento pelvico
Il pavimento pelvico è un insieme di strutture muscolari e legamentose compreso tra il pube – anteriormente – e il coccige – posteriormente.
Il nome di pavimento non è dato a caso: esso infatti chiude in basso la cavità addominale e quella pelvica, sostenendo ed avvolgendo con i suoi fasci muscolari gli organi situati in questa regione.
Perciò, quando si verifica un suo indebolimento, è possibile che uno o più di questi organi scivoli verso il basso, determinando quello che viene definito prolasso.
Cos’è il prolasso degli organi pelvici
Si parla di prolasso quando si verifica uno scivolamento verso il basso di uno degli organi della regione pelvica, per l’azione della forza di gravità che non viene più contrastata dal sostegno normalmente fornito dal piano pelvico.
A volte l’organo può anche fuoriuscire parzialmente tramite la vagina o l’ano, ma si tratta di solito di situazioni più avanzate e che non siano state portate all’attenzione di un medico per tempo.
Il prolasso è una condizione piuttosto comune, soprattutto tra le donne, ma non sempre è sintomatico, secondo alcune stime solo nel 20% dei casi.
Cause
Se pensiamo al piano pelvico come un sospensorio che deve sostenere il peso del contenuto addominale, si può ricondurre il prolasso a due motivi principali: l’aumento della pressione esercitata dall’interno oppure l’indebolimento delle strutture muscolo-legamentose facenti parte del pavimento stesso.
- Aumento della pressione interna: può verificarsi in caso di malattie respiratorie come l’asma o la broncopneumopatia cronica ostruttiva, oppure di obesità o di stitichezza cronica. In certi casi, soprattutto se sono ricorrenti nel tempo, si vedono come cause anche la prolungata stazione eretta e il sollevamento pesi.
- Indebolimento del pavimento pelvico: al di là di alcune forme genetiche piuttosto rare, nella maggior parte delle persone accade in seguito alla carenza estrogenica dopo la menopausa o ancora più frequentemente dopo una gravidanza o il parto. Parti più complicati – come quelli di neonati particolarmente grandi o che si presentano in posizioni anomale, oppure in caso di uno sforzo espulsivo molto importante – sono più a rischio di determinare un’alterazione delle strutture di sostegno.
Tipi di prolasso e sintomi
Essendo diversi gli organi contenuti all’interno della regione pelvica, possiamo individuare diversi tipi di prolasso:
- rettocele: indica la discesa del retto, che può rendersi evidente sia tramite il canale anale – soprattutto nell’uomo – che tramite quello vaginale;
- enterocele: si riferisce allo scivolamento di un’ansa dell’intestino tenue nello spazio che separa retto e vagina nella donna e retto e vescica nell’uomo;
- cistocele e cistouretrocele: in questo caso è la vescica, con o senza l’uretra – il canale che convoglia l’urina all’esterno – che discende spingendo sulla parete anteriore della vagina;
- prolasso uterino: anche chiamato “isterocele”, prevede lo scivolamento in basso nella vagina della cervice uterina e nei casi più gravi anche del corpo dell’utero;
- prolasso vaginale: si verifica soprattutto nelle donne a cui sia stato asportato l’utero, quando può discendere verso il basso la porzione superiore – o “volta” – della vagina.
Come si è detto prima, solo una modesta percentuale di coloro che hanno il prolasso lamentano dei sintomi. Quasi sempre viene descritto un fastidio nella regione genitale, come una sensazione di peso o di corpo estraneo.
A volte vengono riportati anche dei disturbi durante i rapporti sessuali oppure durante la minzione o la defecazione, mentre sono meno frequenti il dolore nella regione pelvica o posteriormente a livello lombare. È più raro, infine, riscontrare una vera e propria ulcera da decubito sull’organo fuoriuscito, determinata dal peso e dalla frizione esercitata su quest’ultimo mantenendo la posizione seduta.
Diagnosi
Fondamentalmente, la diagnosi di prolasso del pavimento pelvico si basa sulla visita medica.
In primis si cerca di indagare la causa di questa condizione. Vengono fatte quindi alcune domande che si concentrano soprattutto, vista l’associazione frequente, sulla storia ginecologica ed ostetrica delle donne, numero di gravidanze ed eventuali complicanze verificatesi durante il parto, ma non vengono ovviamente tralasciati altri importanti aspetti, come le abitudini di vita, il lavoro o altre patologie.
Inoltre si analizzano i sintomi e si cerca di capire quale sia l’impatto del prolasso sulla vita del soggetto, per pianificare il trattamento più appropriato. A questo scopo viene poi fatto un esame fisico, di solito basato su una visita ginecologica, avvalendosi della palpazione manuale e dell’ausilio di alcuni strumenti. Nel caso del rettocele o dell’enterocele, l’esame può anche essere fatto in posizione eretta, poiché è in questo modo che si rende più evidente il prolasso.
Durante questa fase, viene anche misurata l’entità del prolasso per assegnare un grado di gravità.
Infine, prima di programmare una terapia, si eseguono anche dei test strumentali più approfonditi. Tra questi, l’esame urodinamico invasivo è uno di quelli più usati per la valutazione del prolasso della vescica, studiando le pressioni interne e il flusso di urina, così come eventuali disfunzioni neurologiche o muscolari dell’organo o l’incontinenza.
Trattamento
A seconda di quanto il prolasso è grave e sintomatico si può decidere di optare per diversi tipi di approcci.
Riabilitazione del pavimento pelvico
Si tratta di una serie di esercizi in cui ci si focalizza sulla contrazione e il rilasciamento dei muscoli del piano pelvico, per rinforzarli e tonicizzarli.
Oggi esistono dei professionisti qualificati e formati appositamente per questo tipo di attività, che vede inoltre diverse varianti, ad esempio tramite l’applicazione di elettrodi i quali, collegandosi ad un monitor, mostrino a chi li esegue l’efficacia del movimento, potenziando l’effetto di rieducazione muscolare.
In alcuni casi si può perseguire anche una strada più passiva, mediante l’utilizzo di stimolatori che producano la contrazione del muscolo inviando impulsi elettrici.
Terapia chirurgica
Una prima forma, in realtà non propriamente chirurgica, è l’introduzione nella vagina di un presidio chiamato “pessario”, cioè un dispositivo a forma di anello che tramite degli ancoraggi consenta il sostegno degli organi discesi – di solito viene usato temporaneamente, ad esempio solo durante la gravidanza, in quanto a lungo termine può comportare sanguinamenti, infezioni o dolore.
In alternativa, per prolassi più gravi e sintomatici, si può ricorrere all’intervento chirurgico vero e proprio, che mira a ripristinare la corretta anatomia della regione utilizzando diversi approcci, addominale o transvaginale, e metodiche a seconda dell’organo coinvolto.
Prevenzione del prolasso del pavimento pelvico
Visti quelli che sono i principali fattori che possono portare al prolasso, si deduce che la prevenzione può passare attraverso il rinforzo del pavimento pelvico mediante esercizi, così come la risoluzione di quadri di stitichezza o la perdita di peso, ed in generale tramite uno stile di vita che non comporti il sollevamento di pesi ricorrente o la stazione eretta troppo prolungata.
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Bibliografia