La chirurgia senologica per curare la mammella colpita dal tumore

La chirurgia senologica per curare la mammella colpita dal tumore.

La chirurgia senologica è uno dei trattamenti a cui si ricorre per curare le patologie e le neoplasie mammarie di natura benigna o maligna. La scelta del tipo di intervento tiene conto di diversi fattori.
Ne parla la Dr.ssa Simonetta Rossi, chirurgo senologo e Direttore Responsabile di SenoClinic.

Qual è il ruolo della chirurgia per la cura del cancro al seno

L’intervento chirurgico è il caposaldo per la terapia del tumore al seno ed è nella maggioranza dei casi il trattamento di prima scelta. Oggi, per fortuna, le tecniche operatorie sono meno invasive e allo stesso tempo sempre più efficaci grazie anche alla diagnosi precoce che ci permette di scoprire il cancro al seno quando è ancora molto piccolo e di asportarlo completamente prima che si diffonda agli altri organi.

Inoltre le terapie oncologiche adiuvanti come la chemio, la radioterapia e l’ormonoterapia ci offrono un valido supporto nel trattamento post operatorio riducendo il più possibile il rischio di recidive.

Le tecniche chirurgiche utilizzate in senologia sono quella conservativa, la quadrantectomia e quella demolitiva, la mastectomia.

Siamo sempre più orientati alla conservazione della mammella colpita da tumore.

La chirurgia senologica per curare la mammella colpita dal tumore

In quali casi è possibile sottoporsi a un intervento di tipo conservativo

Il tipo d’intervento chirurgico a cui una donna dovrà sottoporsi è “personalizzato”, e questo è un bene: dipende dal tipo di tumore, dal suo grado di diffusione al momento della diagnosi e dalle caratteristiche personali di ognuna.

Quando lo stadio tumorale lo consente, con la quadrantectomia è possibile preservare il seno limitando il più possibile il danno estetico. Questa tecnica chirurgica ci consente di asportare il nodulo insieme a una quota di tessuto sano vicino (nodulectomia) oppure il quadrante della mammella in cui ha sede il tumore.

Quando è necessario asportare il seno in seguito a un tumore e quali sono i risultati

La mastectomia è l’intervento che prevede l’asportazione parziale o radicale della mammella per eliminare completamente il tumore e diminuire al massimo la possibilità che alcune cellule compromesse siano rimaste in sede. Se anche i linfonodi sono stati coinvolti si procede con la dissezione ascellare, per evitare che il tumore si diffonda in altre sedi.

È sicuramente un’operazione invasiva che modifica profondamente l’immagine corporea ma è l’arma più potente del chirurgo per aggredire i tumori di grandi dimensioni o diffusi in più aree del seno; è quindi necessaria nei casi in cui il rischio di recidiva sarebbe più alto se si scegliesse la quadrantectomia.

In ogni modo, quando è possibile, cerchiamo sempre di ridurre l’impatto che la mastectomia ha sul corpo conservandone l’efficacia e oggi le tecniche chirurgiche sono comunque meno invasive rispetto al passato.

Si parla spesso di biopsia del linfonodo sentinella, di cosa si tratta?

Se il cancro al seno tende a propagarsi, le cellule tumorali possono raggiungere i linfonodi ascellari, moltiplicarsi in questa sede e diffondersi agli altri organi.

I linfonodi sono delle piccole strutture sparse per tutto il corpo, collegate tra di loro come una rete di acquedotti. Insieme formano un sistema che raccoglie tutta la linfa dell’organismo per convogliarla nei vasi ed evitare che si accumuli nei tessuti. I linfonodi dell’ascella sono la prima stazione di raccolta di quei liquidi che provengono dal seno (e quindi dal tumore).

Pertanto, la chirurgia per il tumore al seno si associa quasi sempre all’analisi dei linfonodi ascellari: la tecnica più diffusa è la biopsia del linfonodo sentinella, una procedura radioguidata semplice ed efficace che ci permette di valutare il grado di invasività del tumore e ci indirizza verso il trattamento più adeguato e soprattutto meno invasivo.

La tecnica consiste nell’identificazione e nell’analisi del “primo” linfonodo, il linfonodo sentinella, che riceve la linfa proveniente dalla zona della mammella sede del tumore: se questo contiene cellule neoplastiche si procede generalmente alla dissezione ascellare; se invece il linfonodo sentinella non contiene cellule tumorali si assume che anche gli altri linfonodi siano negativi e non è pertanto necessario asportarli.

L’ascella è la porta di uscita del tumore e questa porta deve rimanere chiusa per impedire che le cellule malate si propaghino agli altri organi.

In cosa consiste la ricostruzione del seno e quando è possibile farla

Oggi doversi sottoporre a un intervento chirurgico come la mastectomia, non significa dover rinunciare alla propria femminilità.

Lo scopo della ricostruzione mammaria è quello di aiutare la donna a tornare ad amare il proprio corpo, diminuendo l’impatto estetico e psicologico che l’asportazione del tumore ha provocato.

La chirurgia plastica ci permette di conservare il più possibile l’aspetto, la simmetria, la forma e il volume originari, facendo sì che il nuovo seno segua armonicamente i movimenti e si adatti ai tessuti circostanti.

Ci tengo a precisare che quando parliamo di chirurgia plastica e ricostruttiva non ci riferiamo a un “vezzo” estetico, ma a uno strumento importante che attenua l’ansia e la depressione, aiuta la guarigione e migliora la qualità della vita.

Ecco perché la ricostruzione mammaria è fortemente incoraggiata come parte integrante del percorso di cura.

La ricostruzione può essere eseguita nello stesso intervento oppure dopo alcuni mesi, questo dipende da quali terapie seguiranno l’operazione.

Lo scenario più auspicale sarebbe sicuramente quello di uscire dalla sala operatoria sapendo che in un unico intervento i chirurghi hanno rimosso il tumore e ricostruito il seno. La ricostruzione mammaria contemporanea all’intervento, infatti, protegge dal trauma, fa si che la paziente non debba ritornare in sala operatoria e diminuisce le cicatrici chirurgiche. Non sempre però la situazione lo consente.

Ad esempio, se è necessario fare la radioterapia o la chemioterapia per aggredire meglio il tumore, la ricostruzione è rimandata al termine dei trattamenti perché altrimenti il seno non guarirebbe come dovrebbe. Nei casi in cui è meglio aspettare, il chirurgo inserirà l’espansore, un palloncino di silicone che verrà costantemente riempito con un liquido, per permettere ai tessuti di espandersi gradualmente e accogliere la protesi definitiva.

Dopo l’intervento chirurgico per la rimozione del cancro al seno è necessario fare altre terapie?

La chirurgia non è l’unica arma a disposizione per combattere il tumore. In base allo stadio della malattia e alla tecnica eseguita si può aumentare ancora di più il successo dell’intervento.

Questo scopo si raggiunge associando alla chirurgia delle terapie oncologiche che diminuiscono le dimensioni del tumore e la possibilità che si ripresenti: le terapie neoadiuvanti, eseguite prima dell’intervento, e quelle adiuvanti, eseguite dopo l’intervento.

La radioterapia adiuvante è somministrata in molti casi poiché distrugge quelle cellule tumorali che potrebbero essere sfuggite all’intervento.

Insieme alla radioterapia si possono scegliere poi dei farmaci che bloccano le vie di nutrimento del tumore, facendolo letteralmente “morire di fame”. Queste sono ad esempio le terapie endocrine e sono utilizzate solo per quei tumori che presentano sulla loro superficie alcuni recettori, molecole che legano gli ormoni femminili, impedendo che questi “nutrano” il tumore.

La chemioterapia (neoadiuvante e/o adiuvante) è impiegata per i tumori a maggior rischio di diffusione e le metastasi, e ha lo scopo di ridurre il rischio di recidiva e la mortalità. Anche in questo caso è possibile associare altre terapie adiuvanti come quella endocrina ma sempre nel caso in cui il tumore sia positivo ai recettori ormonali.

Dopo l’asportazione del tumore al seno sentirò dolore, quanto dura la convalescenza?

Dopo l’intervento chirurgico per la rimozione del tumore al seno potrebbe persistere del dolore per alcuni giorni. Questo è del tutto normale poiché i tessuti hanno subito uno shock a causa dell’operazione, ma è possibile gestire il dolore al meglio con i farmaci prescritti alla dimissione.

Nei casi di svuotamento ascellare sarà importantissimo seguire da subito le indicazioni date dal personale sanitario per evitare il linfedema, un disturbo causato dal ristagno di linfa che si manifesta soprattutto sotto forma di gonfiore. In caso di chirurgia mammaria le aree interessate possono essere la mano, il braccio e l’avambraccio collegati al lato del seno che ha subito l’intervento.

Per quanto riguarda la convalescenza sarà possibile ritornare gradualmente alle attività quotidiane evitando sforzi eccessivi per 3-4 settimane.

Il tempo minimo di riposo dal lavoro invece sarà indicato in base al tipo d’intervento e al decorso post-operatorio.

Posso fare qualcosa per stare meglio dopo l’asportazione del tumore al seno ?

Non bisogna dare per scontato il peso che il benessere psico-fisico può avere in uno dei momenti più delicati di una donna e si deve combattere con tutte le forze l’idea di non poter fare nulla per stare meglio.

Per questo motivo prendersi cura di come ci si sente è fondamentale e dovrebbe essere uno strumento in più nella cassetta degli attrezzi di ognuna.

Le terapie di supporto psicologico migliorano la qualità della vita poiché possono ridurre lo stress emotivo, la stanchezza, l’ansia, la tristezza e i disturbi del sonno che accompagnano il percorso verso la guarigione.

Sono compagni preziosi per gestire lo stress e diminuire i disturbi dell’umore, la meditazione, lo yoga (utile anche per la mobilità della spalla e per contenere il linfedema in caso di resezione ascellare) e le tecniche di rilassamento.

L’agopuntura ha dimostrato effetti positivi nella gestione della nausea, del dolore, della fatica e dell’ansia.

Infine ricordiamo l’importanza del supporto psicologico e di gruppo che offrono alla donna uno spazio sicuro dove potersi confrontare con chi ha passato o sta passando la stessa tempesta, e in questo modo darle l’opportunità di sentirsi accolta, capita, in qualche modo al sicuro e non isolata.

Il supporto psicologico poi fornisce le risorse per trasformare i pensieri negativi e demotivanti in comportamenti più positivi, propositivi e di speranza.

L’obiettivo di tutte le terapie per il tumore al seno è sempre quello di aumentare l’aspettativa di vita, migliorarne la qualità e ridonare a ognuna il proprio corpo integro, tanto importante se non indispensabile per la guarigione.

In caso di cancro al seno perché è meglio affidarsi a un Centro Multidiscilpinare?

La Chirurgia Senologica costituisce il centro di un’intensa attività multidisciplinare che si estende dalla chirurgia conservativa a quella demolitiva, in costante collaborazione con la chirurgia plastica e ricostruttiva.

Per il trattamento del cancro al seno e delle altre patologie mammarie, noi di SenoClinic da sempre organizziamo ripetuti incontri di discussione e di confronto nei quali le decisioni diagnostiche e terapeutiche sono condivise da tutto lo staff medico costituito da chirurghi senologi, oncologi, radiologi, chirurghi plastici, nutrizionisti, fisioterapisti e psicologi.

Per noi il confronto costante sui singoli casi è fondamentale per garantire a ogni donna il trattamento il più idoneo, in base alle caratteristiche del tumore.

La chirurgia senologica con SenoClinic

Il Centro di senologia Senoclinic esegue interventi di chirurgia senologica.

SenoClinic opera a Roma presso la Casa di Cura Villa Mafalda. Per maggiori informazioni contatta la nostra Segreteria allo 06 36 30 34 91

AVVISO ALLE UTENTI
Le informazioni contenute in questa pagina sono solo a scopo informativo e non possono assolutamente sostituire il parere del medico. Ogni terapia è individuale e deve essere monitorata dal proprio specialista. Per risolvere i tuoi dubbi richiedi tranquillamente un consulto a SenoClinic.

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